Nella mia formazione, soprattutto in quel periodo buio che va dalla fine della quinta elementare all’inizio del liceo e che io preferisco definire “il mio Medioevo”, poche sono state le letture che hanno saputo aiutarmi ad uscire dalla crisi più delle strisce di quel genio che rispondeva al nome di Charles M. Schulz.
Inutile tessere le lodi di quello che considero uno dei più grandi conoscitori dell’animo umano della storia: basta qualcuno dei suoi fumetti per comprenderne la grandezza, ma non è questo il punto.
Il punto è che i Peanuts fanno parte della mia storia, sono un pezzo di me, condizionano il mio pensiero, mi aiutano ad affrontare la vita con ironia. La lettura di uno di quegli albetti colorati è un rito che celebro ogni volta che qualcosa mi turba, che sono animato dall’inquietudine.
Arrivo ad affermare che fanno parte della mia tradizione familiare, molto più di quanto non mi sia imposto dalla società cattolina all’interno della quale, volente o nolente, ho vissuto fino a questo momento (sia pur con le dovute distanze).
E allora, se sento molto più vicino Linus con la sua vana attesa del Grande Cocomero rispetto alla Pasqua, perché continuate ad insistere per convincermi che Halloween non è una festa della nostra tradizione ma solo l’ennesimo esempio di colonialismo culturale degli Stati Uniti?
Ma davvero pensate che per affermare la propria identità culturale, quella italiana in particolare, si debba mettere in atto un embargo alle feste (d’origine pagana o meno) che arrivano da oltreoceano?
Signori miei: dolcetto o scherzetto?
Dicevo: siamo un paese ipocrita e cattolico. La Pasqua va bene ….Halloween è “apocrifo”